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Coronavirus e ambiente: gli effetti positivi del lockdown

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L’anatra con gli anatroccoli che zampetta per il centro di Torino. Lupi che si aggirano per le vie di Venaus e di Sesto Fiorentino. Cinghiali davanti alla stazione Brignole di Genova. Stambecchi sull’asfalto di Balme. Delfini che nuotano nei porti. I canali di Venezia talmente limpidi da poter vedere i pesci sott’acqua. Sono solo alcune delle immagini che hanno cominciato a circolare sul web da quando è iniziato il lockdown come misura preventiva della diffusione del Covid-19.

Immagini e filmati che ritraggono animali selvatici mentre gironzolano indisturbati negli spazi urbani, segno di una natura che riprende vita, si rimpossessa dei suoi spazi.

«La natura troppo maltrattata dall’uomo in questo periodo sta riemergendo in tutta la sua purezza» afferma Claudio d’Esposito, presidente WWF Terre del Tirreno.

 

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Gli effetti sulla terraferma

Sicuramente un legame tra il virus e l’ambiente c’è. La riduzione di attività inquinanti come i trasporti ha avuto effetti evidenti, oltre che sulla sanità e l’economia globale, anche sull’ambiente. I satelliti Sentinel dell’ESA Agenzia Spaziale Europea hanno infatti registrato un calo dell’inquinamento da ossidi di azoto nel periodo del lockdown e un netto miglioramento della qualità dell’aria, in Italia e in molte altre parti del mondo, come in India dove l’Himalaya è tornato a farsi vedere anche da grandi distanze.

 

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Gli effetti sul mare

Altro effetto positivo del lockdown è stato riscontrato sotto il livello del mare, come testimonia l’operazione da poco conclusa “Il mare al tempo del Coronavirus”. Operazione cui hanno partecipato i nuclei subacquei dei Carabinieri, della Guardia Costiera, della Polizia di Stato e dalla Divisione sub di Marevivo, per scandagliare i mari italiani e osservare i fondali durante il periodo in cui le attività dell’uomo erano quasi nulle. Tre mesi non sono molti, ma le 100 ore di immersioni e le 300 ore di registrazioni con gli idrofoni sono bastati per documentare un aumento del numero di pesci e per registrare i suoni di aragoste, corvine, cernie e saraghi, che son tornati a far sentire la propria voce.

 

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Il cambiamento probabilmente sarà solo temporaneo, ma ha messo in luce il forte impatto negativo dell’uomo sull’ambiente. La pandemia ci ha tolto molto, ma ci ha anche dato l’opportunità di riflettere sull’estrema fragilità della specie umana e su una forse eccessiva invasione dell’uomo nei confronti dell’ambiente. In ogni caso, sarebbe bello se i cambiamenti ambientali riscontrati durante il lockdown venissero resi permanenti attraverso misure urgenti, per ripartire con una nuova coscienza ecologica e stabilire un armonico patto col pianeta.

 

 

 

 

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