I dugonghi, conosciuti anche come le mucche del mare, sono tra gli animali più strani e affascinanti che popolano le acque del nostro pianeta. Fanno parte della famiglia dei sirenidi che comprendono quattro specie: tre manati, conosciuti come lamantini, e il dugongo. Mammiferi dall’indole pacifica, i dugonghi sono totalmente vegetariani e vivono nelle acque basse dei mari tropicali.
Differenze tra dugonghi e lamantini
Dal punto di vista morfologico la differenza più importante riguarda la forma della coda. I dugonghi hanno infatti una coda simile a quella dei cetacei, una sorta di arco dalle estremità appuntite. I lamantini invece hanno una coda piatta e larga dai margini rotondi. Entrambi vegetariani si differenziano per l’habitat: i lamantini popolano indifferentemente sia acque marine che fluviali mentre i dugonghi prediligono le acque salate.
Anche il carattere è leggermente diverso, più socievoli ed espansivi i lamantini, più schivi e riservati i dugonghi.
Identikit del dugongo
Fatta eccezione per una certa aggressività che si riscontra talvolta nei maschi durante il corteggiamento, il dugongo è un animale pacifico. Passa gran parte della giornata a brucare le piante che crescono sul fondale marino a basse profondità, da cui il nomignolo di mucche del mare.
Con il corpo massiccio, protetto dallo spesso strato di grasso e ricoperto di setole, i dugonghi possono misurare 3 metri e pesare 500 chili. Hanno il muso rivolto verso il basso con il labbro superiore proteso sopra la bocca. La mandibola e il palato sono dotati di placche cornee utili per masticare e strappare il cibo dal fondale. Le grandi narici, posizionate sul lato superiore del muso, sono dotate di una membrana che funge da valvola per impedire l’ingresso dell’acqua durante le immersioni.
La femmina raggiunge la fertilità intorno ai 6 anni.
Dopo 12 mesi di gestazione partoriscono solitamente un cucciolo alla volta che alla nascita misura circa un metro e pesa 100 chili. Le mamme allattano la prole per un periodo che va dai 14 ai 18 mesi e lo fanno in un modo molto particolare, quasi abbracciando i loro piccoli con le pinne anteriori, dal momento che le ghiandole mammarie sono poste sul torace, in posizione ascellare. Il legame tra madre e cucciolo è molto forte e dura circa due anni, mentre l’intervallo tra un parto e l’altro è abbastanza lungo, dai 3 ai 7 anni.
Così come le foche anche i dugonghi si immergono a polmoni vuoti mentre li riempiono d’aria per galleggiare in superficie. Durante l’apnea, che può arrivare anche a 15 minuti, l’ossigeno viene conservato direttamente nei muscoli dove è presente una grande quantità di mioglobina. Questa particolare molecola è in grado di trattenere l’ossigeno e renderlo disponibile alle cellule senza che ci sia bisogno di avere i polmoni pieni d’aria.
Curiosità sul dugongo
- Amano le coccole, che rappresentano un rito molto importante per rafforzare le loro relazioni sociali.
- Passano almeno cinque ore al giorno riposando in un modo molto particolare. Immobili in superficie o in verticale sul pelo dell’acqua o ancora conficcati con il muso sul fondo in uno stato di apparente trance, tornando in superficie ogni tre o quattro minuti per respirare.
- I parenti più prossimi dei Sirenidi, e quindi dei dugonghi, sono i Proboscidati, ovvero gli elefanti.
- Il più antico resto di dugongo risale a 6000 anni fa. Da questo ritrovamento si è potuto notare come la sua evoluzione sia rimasta invariata fino ai giorni d’oggi, il che significa che è perfetto per l’habitat in cui vive.
- La particolare conformazione del corpo e della coda e la posizione delle mammelle sul torace, proprio dove si trovano quelle dell’uomo, ha contribuito ad alimentare il mito delle sirene.
La leggenda delle sirene
Durante uno dei suoi viaggi alla scoperta del Nuovo Mondo, Cristoforo Colombo si imbattè in un branco di animali marini sconosciuti al largo di Haiti. All’epoca circolavano numerose leggende sulle sirene, creature per metà donna e per metà pesce che attiravano i marinai con il loro aspetto meraviglioso e una voce ammaliante. Sul suo diario di bordo Cristoforo Colombo scrisse quindi di aver incontrato proprio delle sirene e le descrisse come creature “non così belle come si narra, ma dall’aspetto comunque vagamente umano”. È probabile che le creature avvistate da Colombo fossero proprio dei dugonghi o dei lamantini.
A confermare questa ipotesi è la particolare posizione che assumono questi mammiferi durante l’allattamento. Le femmine infatti si portano in posizione verticale, con la testa e parte del busto fuori dall’acqua e allattano tenendo il cucciolo tra le corte pinne anteriori per permettergli di raggiungere le mammelle. Probabilmente questo comportamento, insieme alla forma del corpo e della coda, avrà convinto marinai ed esploratori di trovarsi proprio di fronte alle mitologiche sirene.
L’uomo, nemico del dugongo
Pacifico e tranquillo, il dugongo adulto non ha molti nemici naturali. Il vero pericolo, come purtroppo spesso accade, è rappresentato dall’uomo. Cacciato in maniera indiscriminata per la carne squisita e la pelle incredibilmente resistente, il dugongo è ad oggi tra le specie a rischio di estinzione. Fortunatamente in molti paesi è protetto dalle leggi per la salvaguardia degli animali.
Tra i pericoli che minacciano la sopravvivenza del dugongo l’aumento dell’attività di pesca con l’impiego di reti che spesso ne causa la morte accidentale. I dugonghi infatti spesso rimangono intrappolati nelle reti a maglia larga utilizzate per la cattura di squali e del pesce pelagico e soffocano non riuscendo a tornare in superficie per respirare. Quando non li uccidono, le reti a strascico distruggono il loro habitat, strappando le fitte foreste di fanerogame di cui si nutrono e riducendo così i territori di alimentazione dei dugonghi.