Nel Sud dell’Oceano Pacifico, tra Australia, Sud America e Antartide esiste un luogo tanto misterioso quanto inaccessibile: il Point Nemo. Non è un isolotto, né una striscia di terra, Point Nemo è semplicemente un punto in mezzo al mare, ma non un punto qualsiasi. Point Nemo, che deve il suo nome al celebre protagonista del romanzo di Verne “20.000 leghe sotto i mari”, è in assoluto il punto dell’Oceano più lontano da qualsiasi terra emersa. Da qui, in qualunque direzione si decida di andare, ci vorranno giorni e giorni prima di raggiungere la terraferma e qualsiasi forma di vita umana.
C’è chi l’ha definito un cimitero spaziale, chi la dimora di un enorme mostro marino, c’è chi ha sognato tutta la vita di scoprirlo e chi darebbe qualsiasi cosa pur di raggiungerlo.
Mistero, fascino, legenda, le storie che si raccontano su questo luogo sono tantissime.
Ma cos’è davvero il Point Nemo?
Il polo dell’inaccessibilità
Point Nemo è uno dei luoghi più difficili da raggiungere sulla Terra, non a caso è definito come il polo oceanico dell’inaccessibilità. Si trova esattamente a 2688 chilometri dalle coste più vicine che sono a nord quelle di Ducie, un isolotto disabitato vicino alla Nuova Zelanda nell’arcipelago di Pitcairn, a nord est la cilena Moto Nui e a sud Maher Island, al largo delle coste dell’Antartide. Quando le barche passano da Point Nemo sono di fatto più vicine alla Stazione Spaziale Internazionale che a qualsiasi altro essere umano sulla Terra. La Stazione Spaziale infatti orbita a 400 chilometri dalla superficie terrestre.
Passare da Nemo Point è un’impresa tutt’altro che semplice. Si raggiunge solo dopo diversi giorni di navigazione in condizioni estreme, impiegando una quantità di risorse davvero impressionante. Lo sanno bene i partecipanti a regate come la Volvo Ocean Race, una competizione a tappe in cui gli equipaggi veleggiano attraverso gli oceani di tutto il mondo o la Vendee Globe, la famosa regata non-stop in solitaria intorno al mondo.
L’intuizione di Hrvoje Lukatela
Fino al 1992 Point Nemo non esisteva, o meglio, non era ancora stato individuato. Il merito della sua scoperta va a un ingegnere croato-canadese di nome Hrvoje Lukatela. Assalito dal desiderio di conoscere quale fosse il punto più lontano da qualsiasi terra emersa, comprese che questo punto così remoto in mezzo all’oceano dovesse essere equidistante da tre diverse linee di costa. Grazie a questa intuizione e a un sofisticato programma informatico geospaziale, riuscì finalmente ad individuare Point Nemo. Dopo averlo identificato con delle coordinate ben precise, per raggiungerlo con la barca più veloce ci vollero ben 15 giorni, 10 ore e 37 minuti.
Il legame con l’Universo
Esiste un legame molto speciale tra il Point Nemo e l’universo. Sarà l’alone di mistero e la curiosità che inevitabilmente suscitano, sarà l’inaccessibilità, sarà che quando si passa da Point Nemo si è più vicini alla Stazione Spaziale Internazionale che a qualsiasi altra forma di vita umana sulla Terra, ma c’è di più.
Proprio per la sua inaccessibilità e lontananza dalle terre emerse e per la profondità marina, che qui raggiunge i 3600 metri, Point Nemo spesso è stato scelto come luogo ideale per il rientro distruttivo programmato dei veicoli spaziali. Tra il 1971 e il 2016 a Point Nemo sono stati fatti precipitare più di 263 veicoli spaziali, satelliti, capsule di carico e anche la Mir, la stazione spaziale russa la cui missione è terminata del 2001.
Il mostro marino di Point Nemo
I misteri che ruotano intorno a Nemo Point sono davvero molti. E tra questi anche la possibilità che negli abissi nei pressi di Point Nemo viva una creatura gigante ancora sconosciuta.
Nel 1997 il NOAA, l’agenzia federale statunitense che si occupa dello studio degli ecosistemi marini e del clima, registrò un suono potente e misterioso a frequenza ultrasonica. Il suono, sufficientemente forte da essere udito fino ad un raggio di 5000 chilometri, fu ribattezzato “Bloop”.
Inizialmente si pensò fosse di origine animale, per via delle variazioni di frequenza molto simili a quelle di altri suoni provenienti dal mondo animale. Se ciò fosse stato vero però, si sarebbe trattato di una creatura di dimensioni molto maggiori rispetto all’animale attualmente più grande conosciuto sulla Terra, ovvero la balenottera azzurra, che può arrivare a misurare 33 metri di lunghezza.
Dinosauro acquatico, squalo megalodonte, calamaro gigante, mostro marino, siren, le teorie che circolano ancora oggi sulla provenienza del Bloop sono tante e alcune molto suggestive. Ma nel 2005 gli scienziati sono stati in grado di spiegare cosa fosse realmente. La natura di questo suono infatti è non è animale, ma geologica. Il Bloop infatti è originato da un criosisma, ovvero un terremoto che ha luogo dalla rottura di un grosso iceberg.